L’idea di fondo è che il turismo deve essere sempre più basato su modelli sostenibili, che sappiano creare sviluppo locale, preservare il patrimonio paesaggistico e culturale, risvegliando la partecipazione e la creatività degli operatori ed, in generale, dei cittadini.
Il rischio altrimenti è quello di globalizzare l’offerta turistica senza valorizzare le specificità e l’imprenditoria locale, creando scenari anonimi in ogni destinazione con catene alberghiere e negozi in franchising a fare da padroni.
Lo spunto per un cambio di paradigma viene proprio dalle trasformazioni della comunicazione digitale, che consentono di promuovere con bassi costi forme di turismo etico, culturale e sostenibile e di costruire una “massa critica” attorno a queste nuove esperienze di viaggio.
In questo scenario la chiave proposta è appunto l’utilizzo dello storytelling, come strumento per progettare “esperienze di viaggio da raccontare” e favorire la nascita di comunità di viaggiatori a sostegno di nuove destinazioni.
Si parte dall’identificazione di uno o più personaggi chiave di una storia e quindi di un “conflitto”; infine, la “trasformazione”, risultato di un processo interiore di evoluzione dei personaggi, ma anche fatto sociale e politico, che può riguardare allo stesso tempo la vita delle persone come le trasformazioni del paesaggio urbano.